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Storia del turismo di Rimini
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Par riministoria le 10 Août 2013 à 11:00
L’inondazione del Marecchia nel 1866 danneggia tutte le strutture dello stabilimento. I fratelli Baldini guidano la società sino al 21 settembre 1868, quando il Consiglio comunale vota a favore della gestione pubblica dei bagni. Quest’ultima però avrebbe dovuto essere garantita dallo stesso Comune, in cambio degli utili rimasti dopo la remunerazione del capitale privato (Masetti 1980, pp. 21-24). Entrambe le ipotesi attribuiscono all’ente locale il ruolo finanziario maggiore. La classe dirigente riminese non considera conveniente l’investimento turistico, ma nello stesso tempo ne vede l’importanza. E così impegna il Comune per rendere sicura una speculazione che ha forti rischi. I servizi dell’industria balneare sono destinati ad una clientela ristretta. Lo scarso numero di frequentatori, dovuto alla mancanza di infrastrutture alberghiere e d’intrattenimento, non riesce a coprire le spese. L’intervento del Comune aumenta il prestigio della marina, ma mette in difficoltà le finanze pubbliche. (Silari 1992, pp. 125-127)
Nel 1876 nasce l’Idroterapico (demolito nel 1929). Mantegazza lo dirige per tre anni. Gli subentra il famoso clinico Augusto Murri. Nel 1878, dopo che la Giunta progressista del «sovversivo» Camillo Ugolini è caduta per non aver esposto al balcone del palazzo comunale il tricolore alla morte di Vittorio Emanuele II, il nuovo sindaco è Ruggero Baldini. Inutilmente egli cerca di convincere alcuni investitori milanesi ad accettare la gestione privata dello stabilimento balneare. Qualcuno forse li ha informati che proprio il nuovo primo cittadino Baldini non aveva fatto buoni affari con il turismo al punto di dover vendere all’asta anche la casa natale.
Nel marzo 1860 Ruggero Baldini era divenuto assessore nella prima Giunta comunale riminese dopo l’annessione al regno di Sardegna. Alla politica era giunto attraverso la guerra: nel 1848 aveva guidato 478 volontari riminesi. Cinque di loro erano morti a Cornuda e Vicenza. Tutti appartenevano alle classi più umili. Anche per la repubblica romana nel 1849 ci sono state cinque vittime. Tra gennaio e marzo 1859 sono partiti per il Piemonte 2.448 volontari romagnoli. In aprile è stato arrestato il medico Alessandro Nicolini, vicepresidente cittadino della Società nazionale. Liberato, il 16 agosto 1859 parla ad un’«adunanza» politica nel palazzo Martinelli in via Serpieri pieno di settecenteschi ricordi antipapalini. Vi è morto il 30 giugno 1798 il poeta Aurelio De’ Giorgi Bertòla, con fama di libertino nella vita e di filofrancese in politica. Lo abitò Nicola Martinelli (1742-1805) che, studioso di Economia politica seguendo Cesare Beccaria e gli ideali illuministici, svolse in età napoleonica un importante ruolo pubblico. Fu indicato quale ambasciatore della Cisalpina a Vienna, ma le precarie condizioni di salute lo costrinsero a rinunziare. (Montanari 2000a e 2004) Suo nipote fu Giovanni Battista Soardi (1790-1875), deputato di Rimini nel 1831 quando partecipò all’assemblea bolognese del 26 febbraio in cui si decretò la fine provvisoria del dominio temporale nelle nostre terre. Alla sua scomparsa il foglio locale della Sinistra «La concordia» lo descrive come filantropo generoso, «tipo di liberale a fatti, e non a parole, e senza pretesa di apparirlo». Lontano «da bacchettonismo ed ostentazione fu costante esempio di virtù cristiane, informate non già al Domine, Domine, ma ai sostanziali principii di Fratellanza e Carità».
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Par riministoria le 9 Février 2013 à 17:45
Nella Rimini post-unitaria proprietari terrieri e grandi borghesi prendono le redini del potere politico ed amministrativo. Mantengono immutata la struttura economica dominante, in prevalenza artigianale nel centro urbano, e mezzadrile nella campagna (Maroni 1989, pp. 59-60). La nobiltà, rinchiusa nelle vecchie abitazioni che testimoniano un antico splendore ormai appannato da molte difficoltà economiche, ha bisogno di soldi ma non s’impegna in attività imprenditoriali. Guarda alla spiaggia come un’occasione per arricchirsi facilmente. La partecipazione alla vita politica le permette di avere peso nelle scelte pubbliche, e di maneggiare a proprio vantaggio il denaro della comunità.
Il Kursaal, progettato da Gaetano Urbani, è diretto dal celebre igienista Paolo Mantegazza che lo definisce «il primo di tutta Italia». Nel 1873 sono passati trent’anni dall’apertura dello stabilimento «privilegiato de’ bagni» creato dal giovane avvocato Claudio Tintori e dai fratelli Alessandro e Ruggero Baldini, figli del conte Pio e di Maria Belmonte (nel 1840 tra i fondatori della Cassa di risparmio). Tintori operava con i soldi del padre Raffaele, medico, e della madre, proprietaria di una filanda di seta e di alcuni piccoli poderi. I risultati non sono quelli sperati. Dopo la stagione del 1845 il passivo di gestione ammontò a settecento scudi, tanti rispetto ai quattromila prestati dalla Cassa di risparmio di Faenza per avviare l’impresa. Claudio Tintori uscì dalla società a causa il fallimento suo e del padre per ottomila scudi, tra la «sorpresa comune» registrata dal cronista Filippo Giangi (Memorie riminesi, 4 dicembre 1845).
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Par riministoria le 9 Février 2013 à 17:41
La città post-unitaria ha uno spirito politico più acceso rispetto al resto della Romagna. Alle elezioni parlamentari dell’ottobre 1865 la Sinistra al debutto prevale sulla Destra costituzionale con l’ex deputato della Repubblica romana Enrico Serpieri, 307 voti contro 200. Sono sempre vivi e pronti a riesplodere gli antichi fremiti risorgimentali.
Nella Guida ai bagni Ruggero Ugolini esibisce orgogliosamente la lotta per la libertà ad uso della propaganda turistica. Qualche lustro prima l’avrebbe condannata usando lo stesso metro di giudizio: nella vita sociale tutto deve procedere tranquillamente allo scopo di favorire lo sviluppo economico. Ugolini racconta che il forestiere può trovare sul corso d’Augusto «negozi da cavarsi tutte le voglie» (p. 15).
Achille Serpieri sugli stessi anni presenta una diversa realtà: «Vi hanno numerose famiglie che vivono nell’indigenza assoluta, mancano di pane e di tetto; poveri proletarj, che sudano tutto il giorno in lavori improbi e micidiali, ed a stento ritraggono di che vivere miseramente» (c. 47v). Ci sono due città. Quella che nasce attorno al turismo, e l’altra che s’estende dal centro alle vicine campagne dove vive la metà (16.897) dei 33.886 residenti nel Comune, censiti il 31 dicembre 1871.
Fino al 1861 la popolazione cresce da 13.015 a 33.272 unità (+155%). Nel 1861 un terzo dei cittadini vive delle industrie e delle attività portuali, settori messi in ombra dallo sviluppo del turismo. Dal 1881 al 1910 si registra un incremento da 37.673 a 50.852 abitanti (+35%).
La popolazione del centro resta quasi invariata, crescono borghi e soprattutto forese. Nel 1861 la categoria più numerosa è quella dei mezzadri (26,2%), seguìta dagli operai (21,3%) e dai «possidenti e benestanti senza professione» (20,7%).
Nei dieci anni successivi il 53% della popolazione ricava le sue fonti di sussistenza direttamente dalla campagna. L’inchiesta agraria diretta dal cattolico-liberale lombardo Stefano Jacini nel 1879 rileva che rispetto al 1861 il numero dei mezzadri è sceso del 5,25%, ed è aumentato di quasi il 24% quello degli operai (Catolfi 1982, 1990).
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Par riministoria le 31 Janvier 2013 à 17:41
Il primo luglio 1873 s’inaugura il Kursaal con annesse la Piattaforma e la Capanna svizzera. Progettato da Gaetano Urbani, il Kursaal è diretto dal celebre igienista Paolo Mantegazza che lo definisce «il primo di tutta Italia». (Sarà demolito nel 1944, pur essendo scampato pressoché indenne alle bombe.)
Nello stesso 1873 Ruggero Ugolini pubblica una Guida ai bagni di Rimini in cui si legge: «Fra quante città sono in Romagna, Rimini, meglio che ogni altra, ha saputo trarre vantaggio dal nazionale riscatto, e mostrarsi degna di quella libertà all’acquisto della quale fu sempre fra le prime nei sacrifici». Sembra un giudizio storico distaccato, è invece una conclusione politica per sostenere che qui «non si dorme, ma si vive di una vita attiva ed esemplare»: grazie ad essa «in Rimini non succedono quelle brutte scene, che pur troppo si hanno a lamentare in alcuna delle città finitime» (p. 14).
Nel 1895 a Rimini sarà ucciso Luigi Ferrari, deputato radicale passato fra le file governative.
Fonte di questa pagina: "Riministoria".
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Par riministoria le 30 Janvier 2013 à 10:31
1843, nasce il primo stabilimento balneare. 1873, si apre il Kursaal.
1993, il Comune lo celebra nel parco Fellini con una gigantografia di legno. Il 29 agosto 1861 (dal 17 marzo c’è il regno d’Italia) arriva la prima locomotiva sulla ferrovia che dal 4 ottobre ci collega con Bologna. Dal 10 novembre si arriva ad Ancona. Viaggio inaugurale con Vittorio Emanuele II. In stazione, molta gente e pochi evviva, annota Luigi Tonini.
Dal 1885 nobili e borghesi ricevono dal Comune gratuitamente od a basso costo, appezzamenti e tratti di spiaggia acquistati dallo Stato. Il Comune crea la nuova industria turistica, i privati si dedicano all’edilizia. Fra 1882 e 1902 nasce il liberalismo riminese: municipalizzare le perdite dei privati. Lasciati in pace a guadagnare.
I poveri del Borgo San Giuliano combattono con tisi, scrofola a tifo. In città le loro case (scrive Domenico Francolini, 1873) sono prive di luce ed aria, ed avvelenano ”per tutta la vita il sangue, massime ai bambini”. Nel 1855 e nel 1884 ci sono epidemie di colera favorite dalle pessime condizioni igieniche delle case anche di persone agiate. Il primo acquedotto, in poche strade del centro, è del 1908.
Luglio 1876. Sul Corriere della Sera si legge: a Rimini ”regna la miseria”, c’è mancanza di investimenti sociali. Tra 1882 e 1887 le ”Dame della carità” seguono più di 200 persone al giorno ”tugurio per tugurio: sono vecchi abbandonati, vedove derelitte, puerpere”. Sul finire del secolo, i bambini affidati alla pubblica assistenza sono circa 300.
La Congregazione di Carità nel 1893 cita una ”accozzaglia di femmine disgraziate che, ottenuto dall’Amministrazione un posto ove collocare il proprio giaciglio per la notte”, di giorno sono costrette ”a recarsi limosinando pel paese, o a rendere qualche piccolo servigio, compatibilmente colla loro età, per procacciarsi un tozzo di pane”.
Nel 1897 il foglio cattolico L’Ausa parla dei salariati agricoli periodici, i più poveri tra i lavoratori: miseria estrema, squallore ributtante di angusti abituri per più famiglie. Nel 1906 un giornale forlivese descrive la nostra campagna: abitazioni insane, pellagra, analfabetismo, debiti con i padroni, disoccupazione, senza un patto colonico.
Dal 1867 Riccione su iniziativa del parroco don Carlo Tonini ospita gruppi di fanciulli bolognesi per le cure marine. Nel 1910 suor Isabella Soleri (1859-1953) con 358 soci fonda l’Aiuto materno e infantile. Nel 1925 vi si aggiunge l’ospedale per bambini.Fonte di questa pagina: "Riministoria".
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