• 3. Le conidizioni della città

    La città post-unitaria ha uno spirito politico più acceso rispetto al resto della Romagna. Alle elezioni parlamentari dell’ottobre 1865 la Sinistra al debutto prevale sulla Destra costituzionale con l’ex deputato della Repubblica romana Enrico Serpieri, 307 voti contro 200. Sono sempre vivi e pronti a riesplodere gli antichi fremiti risorgimentali.
    Nella Guida ai bagni Ruggero Ugolini esibisce orgogliosamente la lotta per la libertà ad uso della propaganda turistica. Qualche lustro prima l’avrebbe condannata usando lo stesso metro di giudizio: nella vita sociale tutto deve procedere tranquillamente allo scopo di favorire lo sviluppo economico. Ugolini racconta che il forestiere può trovare sul corso d’Augusto «negozi da cavarsi tutte le voglie» (p. 15).
    Achille Serpieri sugli stessi anni presenta una diversa realtà: «Vi hanno numerose famiglie che vivono nell’indigenza assoluta, mancano di pane e di tetto; poveri proletarj, che sudano tutto il giorno in lavori improbi e micidiali, ed a stento ritraggono di che vivere miseramente» (c. 47v). Ci sono due città. Quella che nasce attorno al turismo, e l’altra che s’estende dal centro alle vicine campagne dove vive la metà (16.897) dei 33.886 residenti nel Comune, censiti il 31 dicembre 1871.
    Fino al 1861 la popolazione cresce da 13.015 a 33.272 unità (+155%). Nel 1861 un terzo dei cittadini vive delle industrie e delle attività portuali, settori messi in ombra dallo sviluppo del turismo. Dal 1881 al 1910 si registra un incremento da 37.673 a 50.852 abitanti (+35%).
    La popolazione del centro resta quasi invariata, crescono borghi e soprattutto forese. Nel 1861 la categoria più numerosa è quella dei mezzadri (26,2%), seguìta dagli operai (21,3%) e dai «possidenti e benestanti senza professione» (20,7%).
    Nei dieci anni successivi il 53% della popolazione ricava le sue fonti di sussistenza direttamente dalla campagna. L’inchiesta agraria diretta dal cattolico-liberale lombardo Stefano Jacini nel 1879 rileva che rispetto al 1861 il numero dei mezzadri è sceso del 5,25%, ed è aumentato di quasi il 24% quello degli operai (Catolfi 1982, 1990).


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